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Questo spazio è stato pensato per tutti i partecipanti al corso di Museografia e Allestimento, tenuto dal Professor Carlos Basualdo alla Facoltà di Design e Arti, presso lo IUAV di Venezia.

lunedì 16 luglio 2007

Marina Camara e la Biennale di San Paolo















TARSILA DO AMARAL
Estrada de Ferro Central do Brasil, 1924
Óleo s/ tela;
142,0 x 126,8 cm

EFCB (Ferrovia Centrale Brasiliana) è dello stesso anno del viaggio dell’artista a Rio de Janeiro e a Minas Gerais insieme al poeta franco-svizzero Blaise Cendrasrs e ad altri modernisti. Evoca fortemente Léger con la sua composizione strutturata a partire dai segni urbanistiche moderni: lampioni, ponti, segnali ferroviari. La geometrizzazione degli elementi è abbastanza evidente, come la semplificazione delle forme, quella che sarà una constante nelle sue composizioni, elevando molto la linea dell’orizzonte e disponendo ordinatamente i diversi elementi dall’alto al basso. Tuttavia, a questa apparente razionalizzazione del tema se contrappone il colore “contadino” e liscio della fase pau-brasil, identificata con il nativismo modernista, sempre luminosa e senz’ombre. Appartengono al MAC (Museo de Arte Contemporanea) sia quest’opera che A Negra, del 1933, anticipatrice della fase antropofagica (1928), la magica Floresta (1929), e anche Costureiras (Sarte), olio iniziato nelle metà dei anni ‘30 in piena fase di preoccupazione sociale dell’artista, ripreso e finito nel 1950.




















ANITA MALFATTI
A Boba, 1915/ 1916
óleo s/ tela, 61 x 50,6 cm


Realizzata durante il periodo nel quale è stata negli Stati Uniti, A Boba è uno dei punti più alti della pittura di Anita. È frutto di una fase nella quale la pittura espressionista assorbe elementi cubo-futuristi. A Boba appartiene a uno dei momenti di “ricerca attiva”, la tela è costruita con il colore, in una orchestrazione di arancioni, gialli, azzurri e verdi, realizzando le zone cromatiche delineate dalle linee nere, nella maggior parte diagonali – ordinazione cubista. Nel primo piano, un’angolosa e asimmetrica figura riceve l’applicazione irregolare del colore. Nella fisionomia, l’espressione anormale e vaga è risaltata dalle tracce nere secondo l’estetica espressionista dell’irrazionale e disarmonico. Lo sfondo, elaborato con rapide pennellate, serve come contrappunto.




















MAX BILL
Unidade Tripartita (Unità Tripartita), 1948/49
Acciaio Inossidabile, 114,0 x 88,3 x 98,2
Donazione MAM-SP

Quest’opera ha ricevuto il premio di scultura nella Prima Biennale di San Paolo nel 1951. L’unità tripartita è prodotto dell’esperienze che si sarebbero consolidate nel lavoro di Max Bill. In questa si vede esplorato il concetto matematico dell’infinito, il famoso nastro di Moebius che nel suo aprirsi mostra la capacità di infinitezza del nastro. In questo nastro, Bill propone un sviluppo geometrico della forma nello spazio.





















VICTOR BRECHERET
Índio e a Suassuapara (Indigena e il cervo), 1951
Bronzo, 79,5 x 101,8 x 47,6 cm


Questa scultura chiude il percorso sull’artista Brecheret. “Indio e cervo” offre una tensione concettuale, dove la figura si equilibra con aspetti più essenziali. L’indigena è una forma gonfia nello spazio. È un gran volume. Pieno di iscrizioni, rivela il disegno nel suo viso, con bocca e occhi, cicatrici, strappi, tatuaggi e segni. Il pesce evolve la figura da dietro, la allaccia. I volumi si fondono e l’opera sembra in due ritmi: frontalmente, l’indigena coprendo il pesce, in una movimentazione ondulatoria. Dietro, il pesce sale verticalmente con la figura indigena, in un confronto di forze. Il materiale bronzo si apre in un’altra materialità. Prima, più liscio, ora con più testura. La luce si versa sopra le superficie, risalta il linguaggio di Brecheret: forme voluminose e semplificate, movimentazione organica, trattamenti materici diversi.
















FRANZ WEISSMAN
Cubo vazado (Cubo forato), 1951

(versione definitiva in acciao inossidabile 1974)

“Spazio ritirato da dentro o avanzato verso l’esterno”, nelle parole del critico Wilson Coutinho (in un testo del 1985), il Cubo Vazado è stato selezionato per la Bienal de Sao Paulo. Altre pezzi, che rinforzano l’adesione di Weissmann al concretismo sono, scartate dalla giuria della mostra. Eissmann esplora la relatività e l’ambivalenza delle forme fra piano e spazio. Lavora sbarre di alluminio di sezione ridotta, disposte in modo da suggerire cubi amplificati o in progressione. I suoi blocchi modulari, intercambiabili o variabili intorno alle asse, cercano la partecipazione attiva dell’osservatore: “Si prega di toccare gli oggetti” metteva nelle esposizioni.

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